Coalizione Sociale - Appello nazionale
21 NOVEMBRE IN PIAZZA A ROMA MANIFESTAZIONE NAZIONALE
La coalizione sociale scende in piazza e riconosce nel 21 novembre una necessaria giornata di mobilitazione.
La legge di stabilità presentata dal governo, lungi dall’aver dato delle risposte, si è espressa in piena continuità con tutti i provvedimenti precedenti: dal Jobs Act, allo Sblocca Italia, alla Buona Scuola, alla privatizzazione dei beni comuni e alle riforme costituzionali.
di BUBO
Le innumerevoli analisi sulla rimozione del sindaco Marino e sulla situazione di Roma confermano alcuni elementi che generano profonda preoccupazione e vergogna: dall’ostile attacco del Papa e a seguire del Vaticano, al comportamento “conforme” al potere di buona parte dei grandi media, alla brutale decisione del licenziamento presa dal primo ministro e segretario del PD, giù giù fino alla scandalosa perdita di dignità dei Consiglieri comunali che, pur di evitare il confronto pubblico sulle cause e le possibili soluzioni della crisi della capitale, hanno preferito recarsi dal notaio e dimettersi. Il caso della presidente del Consiglio comunale che si è detta in lacrime è emblematico della fuga senza fine dalle proprie responsabilità. “Di tutte le lacrime che si ingoiano le più care sono quelle piante su se stessi” già frustava Joseph Roth.
… gir ti conviene
cercando il mondo sotto nuova pelle …
(Machiavelli, Asino d’oro, III)
Una proposta semplice e chiara: costruire insieme a chi lo vorrà un punto, nel quale raccogliere critiche, osservazioni, proposte, punti di vista su quel che accade oggi, nella nostra città, in Italia, in Europa, nel mondo. Una sequenza che non indica una scala,né ascendente né discendente, né di priorità né di posteriorità,
Come ben sa chi prevedibilmente leggerà queste righe vi è da essere assai pessimisti per quello che sta accadendo, in certo qual modo anche disperati, perché da tempo non si vedeva una tale povertà di cultura politica, spesso di cultura tout court, nella élite di governo e negli stessi lacerti di quel che si ostina, con un certo coraggio infondato, a chiamarsi sinistra. Con cinismo pari alla propria cieca obbedienza ai dettami del capitalismo finanziario internazionale si sta smantellando la nostra Costituzione – nel contesto di un attacco vincente a tutte le Costituzioni uscite dalla tragedia delle guerre mondiali e dalla lotta contro il nazismo e il fascismo – e costruendo una Europa in cui il profitto dell’impresa è la base della organizzazione sociale e la persona e il lavoro semplici variabili dipendenti. Ci sarà tempo e modo di analizzare la situazione qui appena accennata e il portato di barbarie, e di guerre vere e proprie, che segnano il tempo presente.
Pubblichiamo il documento sul processo unitario a sinistra che è stato elaborato e condiviso da Act!, Altra Europa con Tsipras, Futuro a Sinistra, Partito della Rifondazione Comunista, Possibile, Sinistra Ecologia Libertà. Alle riunioni del tavolo hanno partecipato Sergio Cofferati e Andrea Ranieri.
1. NOI CI SIAMO, LANCIAMO LA SFIDA
Riteniamo non solo necessario ma non più procrastinabile avviare ORA il processo costituente di un soggetto politico di sinistra innovativo, unitario, plurale, inclusivo, aperto alle energie e ai conflitti dei movimenti dei lavoratori e delle lavoratrici, dei movimenti sociali, dell’ambientalismo, dei movimenti delle donne, dei diritti civili, della cittadinanza attiva, del cattolicesimo sociale.
Pubblicato il 6 novembre 2015 dal sito Greenreport.it
La Trans-Pacific Partnership minaccia l’ambiente, la fauna selvatica e il clima.
Ieri il governo conservatore della Nuova Zelanda ha pubblicato il testo segreto della Trans-Pacific Partnership (TPP), un accordo commerciale internazionale tra 12 Stati, un trattato (molto simile al Transatlantic Trade and Investment Partnership (TTIP) che stanno negoziando Unione europea e Stati Uniti d’Amercia. Anche il TPP arriva dopo anni di negoziati a porte chiuse ai quali hanno partecipato funzionari governativi e consulenti delle multinazionali e delle grandi imprese e dopo anni di opposizione e richieste di trasparenza da parte di molti rappresentati democratici statunitensi e di numerose ONG, compresa Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista USA.
di Alberto Asor Rosa pubblicato su il manifesto il 3 novembre 2015
Questione romana. Defenestrazione dall’alto di un sindaco inviso al potere. Marino, ostacolo democraticamente rappresentativo, viene sostituito con la figura del commissario. E il Vaticano scarica sulla città la sua forza. Senza misericordia
Adesso basta. Roma ha più del doppio degli abitanti di Milano (2.869.169 contro 1.342.385). Quanto ad estensione, il confronto non è neanche pensabile (1.287,36 kmq contro 181,67; se si parla delle due città metropolitane, il divario si allarga a dismisura: 5.363,28 kmq, contro 1.575). Se caliamo la mappa di Milano su quella di Roma, Milano parte dal Quarticciolo e arriva a Porta San Giovanni: non entra neanche nella porzione storica e monumentale della Capitale. Non si capisce quale senso abbia la vana chiacchiera di trasferire il modello dell’una (se c’è) sull’altra.
di Angelo d'Orsi pubblicato su il manifesto il 01/11/2015
Gli avvenimenti romani delle ultime settimane hanno posto in luce, mi pare, alcuni elementi di fondo sulla transizione italiana verso la post-democrazia, ossia il superamento della sostanza della democrazia, conservandone le apparenze, secondo un processo in corso in tutti gli Stati liberali, ma con delle peculiarità proprie, che hanno a che fare con la storia italiana e, forse, anche l’antropologia del nostro popolo.
seminario promosso da Ars, Crs, Transform, venerdì 20 novembre 2015 sala Fredda via Buonarroti 12 Roma
L' Europa e' attraversata da una crisi profonda. I "5 Presidenti" avanzano le loro proposte. E' possibile una vera discussione partecipata che coinvolga istituzioni, soggetti politici e sociali, opinione pubblica? Può esserci una proposta alternativa a livello europeo che leghi democrazia e questione sociale? Il momento per farsi sentire è adesso, le proposte dei 5 Presidenti riaprono la discussione sull'assetto istituzionale europeo attuale anche se in sostanza ripropongono nel merito le politiche fallimentari di questi anni.