di Eleonora Forenza * pubblicato sul ilManifesto il 25 febbraio 2016
La riapertura di una dimensione europea dei conflitti e dei movimenti: questo l’obiettivo della tre giorni di assemblea a Madrid (19–21 febbraio), Plan B, contro l’austerità per una Europa democratica. Rimettere in movimento la sinistra europea, partendo da una agenda condivisa di mobilitazione, con un esplicito richiamo all’esperienza dei Forum sociali europei che iniziò a Firenze nel 2002.
di Giorgio Agamben pubblicato su Le Monde il 27 dicembre 2015 sulla tribuna "Bisogna costituzionalizzare lo Stato d’emergenza?". Tradutto in italiano da Riccardo Antoniani e pubblicato su Il Sole24ore il 24 gennaio 2016.
Depoliticizzazione, rinuncia alla certezza delle leggi, paura: così si negano le libertà per rispondere al terrorismo
Non si può comprendere la reale posta in gioco nella proroga di tre mesi dello stato d’emergenza in Francia, se non la si situa nel contesto d’una trasformazione radicale del modello statale cui siamo avvezzi. Occorre innanzitutto smentire le affermazioni di politici irresponsabili, secondo i quali lo stato di eccezione sarebbe un baluardo per la democrazia. Gli storici sanno perfettamente che è vero il contrario.
di Massimo Serafini, Marina Tura pubblicato su Il Manifesto il 24 gennaio 2016
Madrid. L’iniziativa del leader di Podemos dal re giudicata «un ricatto» dalla direzione del Psoe. Il segretario Sanchez pronto ad assumere l’incarico ma il suo partito insiste: Rajoy dovrebbe precederlo.
Il tentativo delle destre, Partito popolare e Ciudadanos, di risolvere la crisi politica in cui versa la Spagna, costringendo il Partito socialista in un governo di larghe intese, è stato terremotato dalla proposta di Podemos di dar vita a un’intesa di governo fra Psoe, Podemos e Izquierda Unida, guidato dal socialista Sanchez, con Iglesias come suo vice.
di Massimo Serafini, Marina Turi pubblicato su il Manifesto il 27 dicembre 2015
Dopo il voto. Perché Corriere e Repubblica accomunano Podemos al Front National
Leggendo i commenti alle elezioni in Spagna sui principali quotidiani italiani, La Repubblica e Il Corriere della Sera tra gli altri, si resta sconcertati. La grande novità del voto spagnolo, il superamento del bipartitismo e la conseguente instabilità politica che ne è derivata, per l’irruzione sulla scena di Podemos e Ciudadanos, viene frettolosamente ricondotta al dilagare del populismo.
Sbrigativamente il successo di Podemos viene equiparato a quello recente del Front National in Francia o dell’ultradestra nazionalista in Polonia o al dimenticato tentativo di Syriza in Grecia.
di Pablo Iglesias pubblicato sull' HuffPost il 23 dicembre 2015
Con le elezioni del 20 dicembre la nuova transizione politica spagnola ha fatto un passo avanti mettendo fine al sistema dell'alternanza e inaugurando una nuova fase politica. La legislatura nera di Rajoy, caratterizzata dalla corruzione e dall'aumento delle disuguaglianze, ha fatto perdere al Partido Popular quattro milioni di voti e ha causato il peggior risultato elettorale dal 1989.
Ciudadanos manifesta la volontà di consegnare il potere politico al Pp, come ciliegina sulla torta sulla sua catastrofe elettorale: è soltanto la conferma di quello che giorno dopo giorno si è rivelato come il progetto azzurro (il colore del Partido Popular, ndT) dell'impresa arancione (il colore di Ciudadanos, ndT). In poche parole, vino vecchio in botti nuove.
di Fabio Marcelli pubblicato su Il Fatto quotidiano il 22 dicembre 2015
L’indiscutibile affermazione di Podemos e, sia pure in modo più contenuto, di varie forze di sinistra nelle elezioni spagnole di domenica, aprono nuovi spazi all’alternativa, sia su scala nazionale che europea. Dopo la Grecia e il Portogallo, questi risultati rendono evidente come aumenti, specie nell’Europa mediterranea, la massa di persone non più disposte a sottostare al protettorato tedesco basato sull’austerità e la rendita finanziaria che viene salvaguardata a costo della povertà e disoccupazione crescente di interi territori.
di Dimitri Deliolanes pubblicato su www.sbilanciamoci.info il 13 ottobre 2015
L’obiettivo di Atene è iniziare quanto prima la discussione sul debito e, contemporaneamente, concludere entro l’anno il processo di ricapitalizzazione delle banche greche con i 25 miliardi previsti, in modo da poter togliere al più presto il capital control
Lasciate rapidamente alle spalle le elezioni, agli inizi di ottobre il governo greco ha affrontato con ritmi veloci il dibattito sulla fiducia in Parlamento e in meno di una settimana è riuscito a superare la prova parlamentare senza sorprese, con 155 voti favorevoli su 300.
È iniziato così il secondo mandato governativo del leader di Syriza, profondamente diverso nei contenuti e nei toni da quello di gennaio. Ma con una prospettiva di grande stabilità, che potrebbe condurre all’esaurirsi dei quattro anni previsti della legislatura. Facilita molto questa prospettiva la disgregazione del fronte filo-austerità e in particolare del centrodestra di Nuova Democrazia, in cerca di un nuovo leader e di una nuova identità.
di Rosanna Ryan pubblicato su abc.net.au il 27 Agosto 2015
As far as Yanis Varoufakis is concerned, the Greek election campaign will be 'sad and fruitless'. He tells Late Night Live why he won't be running and why he is instead putting his energy into political action on a European level.