di Angelo d'Orsi pubblicato su il manifesto il 01/11/2015
Gli avvenimenti romani delle ultime settimane hanno posto in luce, mi pare, alcuni elementi di fondo sulla transizione italiana verso la post-democrazia, ossia il superamento della sostanza della democrazia, conservandone le apparenze, secondo un processo in corso in tutti gli Stati liberali, ma con delle peculiarità proprie, che hanno a che fare con la storia italiana e, forse, anche l’antropologia del nostro popolo.
seminario promosso da Ars, Crs, Transform, venerdì 20 novembre 2015 sala Fredda via Buonarroti 12 Roma
L' Europa e' attraversata da una crisi profonda. I "5 Presidenti" avanzano le loro proposte. E' possibile una vera discussione partecipata che coinvolga istituzioni, soggetti politici e sociali, opinione pubblica? Può esserci una proposta alternativa a livello europeo che leghi democrazia e questione sociale? Il momento per farsi sentire è adesso, le proposte dei 5 Presidenti riaprono la discussione sull'assetto istituzionale europeo attuale anche se in sostanza ripropongono nel merito le politiche fallimentari di questi anni.
di Alberto Asor Rosa pubblicato su il manifesto il 3 novembre 2015
Questione romana. Defenestrazione dall’alto di un sindaco inviso al potere. Marino, ostacolo democraticamente rappresentativo, viene sostituito con la figura del commissario. E il Vaticano scarica sulla città la sua forza. Senza misericordia
Adesso basta. Roma ha più del doppio degli abitanti di Milano (2.869.169 contro 1.342.385). Quanto ad estensione, il confronto non è neanche pensabile (1.287,36 kmq contro 181,67; se si parla delle due città metropolitane, il divario si allarga a dismisura: 5.363,28 kmq, contro 1.575). Se caliamo la mappa di Milano su quella di Roma, Milano parte dal Quarticciolo e arriva a Porta San Giovanni: non entra neanche nella porzione storica e monumentale della Capitale. Non si capisce quale senso abbia la vana chiacchiera di trasferire il modello dell’una (se c’è) sull’altra.
Comunicato stampa C.A.L.M.A. - Coordinamento Associazioni Lazio Mobilità Alternativa pubblicato il 26 ottobre 2015
Con le dimissioni del sindaco Marino si è manifestata appieno quella brutta crisi del Campidoglio che covava da tempo, le cui cause immediate risiedono nello sfaldarsi della maggioranza e nel brutale scontro politico che oppone le forze in essa presenti. Ma le cui radici profonde stanno in un governo della città che ha deluso quanti, votandolo, pensavano possibile l’inizio di cambiamenti non superficiali nell’abitare, nella mobilità, nell’urbanistica, nell’inclusione sociale, nella cultura; insomma nella vita della città.
Il 27 ottobre 2015 è stata annunciata, da parte di 16 soci della società Hera S.p.A., la cessione di 19.668.583 azioni ordinarie, pari all'1,32%, per un totale di 46 milioni di euro. I soci pattisti di Casalecchio di Reno, Castelfranco Emilia, Cesena, Copparo, Fiorano Modenese, Formigine, Gatteo, Grizzana Morandi, Maranello, Modena, Montefiorino, Ozzano dell'Emilia, Sassuolo, Savignano sul Rubicone, Trieste e Ravenna Holding hanno effettuato così il primo passo cedendo azioni e diluendo il controllo pubblico sulla società che scende così dal 53,83% al 52,51%.
di Paolo Carsetti pubblicato su Comune.info il 26 ottobre 2015
Nell’ultimo anno e mezzo sono stati diversi i provvedimenti promossi dal governo e approvati dal parlamento con cui si persegue il chiaro obiettivo di rilanciare la cessione al mercato dei servizi pubblici locali e più in generale dei beni comuni: decreto Sblocca Italia, legge di stabilità, Riforma della Pubblica Amministrazione, oltre alla spinta impressa a livello internazionale a favore dei trattati T-tip e Tisa.
Attraverso il decreto Sblocca Italia si costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, l’incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti, oltre a semplificare e deregolamentare la procedura delle bonifiche.
Articolo di Alfiero Grandi pubblicato sul suo blog il 28 ottobre 2015
La costituzione il 29 ottobre del Comitato che sosterra' il No nel referendum confermativo sulle modifiche della Costituzione, che sono state fortemente volute dal governo Renzi e purtroppo approvate dal Senato, e' una scelta politica netta. Il Senato ha approvato queste modifiche senza ascoltare gli appelli a non manomettere la Costituzione nata dalla Resistenza provenienti da costituzionalisti, giuristi e in generale persone che semplicemente pensano che i principi fondamentali su cui si regge la democrazia in Italia dovrebbero essere affrontati con la prudenza e il rispetto che meritano.
Comunicato Stampa del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale del 16 ottobre 2015
Questa mattina una delegazione del Coordinamento per la Democrazia Costituzionale ha presentato alla Corte di Cassazione due quesiti per l’effettuazione di altrettanti referendum abrogativi della legge elettorale recentemente approvata dalla attuale maggioranza parlamentare (italicum).
Il CDC, sentito il parere di numerosi costituzionalisti, ritiene che la nuova legge non rispetti la sentenza della Corte Costituzionale (la n. 1 del gennaio 2014) che ha dichiarato lncostituzionale il cosiddetto ‘porcellum’ e in realta' ne riproponga gli inaccettabili effetti distorsivi ipermaggioritari che porterebbero nuovamente alla composizione di un Parlamento non rispondente alla volontà espressa dagli elettori e dalle elettrici. Viene così tradito il principio della rappresentanza, fondamento di qualunque sistema democratico.
di Adriana Spera pubblicato su Il Foglietto della Ricerca il 15 ottobre 2015
Dove non sono riusciti i tanti progetti per sovvertire l'assetto costituzionale democratico nato dalla Resistenza - dai tentativi di golpe, alla strategia della tensione, per finire al “Piano di Rinascita Democratica” di Licio Gelli (che riprendeva alcuni spunti proposti nel pamphlet The Crisis of Democracy, scritto nel 1975 dai professori Huntington, Crozier e Watanuki su mandato della Commissione Trilaterale fondata da David Rockefeller), passando per la riforma costituzionale di Berlusconi bocciata dal referendum - è riuscita la finanza.
Sabato 17 ottobre è la Giornata Mondiale contro la Povertà. In Italia, la povertà ha il volto di 8 milioni di persone in povertà relativa e di 4,2 milioni di persone in povertà assoluta. Ma ha anche il volto del 43% di disoccupazione giovanile; il volto del lavoro precario, del lavoro nero, del lavoro non pagato e di quello gratuito, del lavoro indegno, dei salari troppo bassi, della disoccupazione in età avanzata. Il volto del lavoro migrante ipersfruttato, nei campi come nelle metropoli. Il volto dell’istruzione per pochi, delle pensioni troppo basse, degli affitti troppo alti, della sanità che manca, dei servizi smantellati, del welfare ad esaurimento.