Roma: 12 gennaio assemblea all'università; il 16 gennaio corteo da piazza Esquilino;
Milano: 16 gennaio corteo da piazza S. Babila.

 

L'appello del comitato promotore romano della mobilitazione del 16 gennaio.

Il 16 gennaio di venticinque anni fa, l'inizio dei bombardamenti statunitensi sull'Iraq nella prima guerra del Golfo, segnava l'inizio della guerra permanente che oggi sta trascinando il mondo in una pericolosa escalation. Siria, Iraq, Kurdistan, Libia, Palestina, Ucraina sono i teatri al momento più gravi ma tensioni e conflitti si addensano anche in altre aree del pianeta.

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“Aveva implorato, offerto anche l’asina per un letto, niente. C’era solo una minuscola stalla dove c’era un bue. La bestia, almeno lei, accolse bene gli intrusi.”
(Erri De Luca,”In nome della madre”)


Milioni di esseri umani ogni giorno in ogni parte del mondo implorano salvezza dalle bombe, dalla violenza, dal terrore, dalla fame e dalla miseria. Migliaia di esseri umani cercano riparo per i loro figli, e offrono tutto quello che hanno per traversare mari, confini e fili spinati in cerca di accoglienza.
Non sono intrusi, non ci fanno paura. Ci fa paura la guerra, l’ingiustizia, lo sfruttamento, l’indifferenza, l’odio.
Il nostro diritto alla sicurezza e alla serenità sarà in pericolo fino a che lo stesso diritto verrà negato a qualcun altro. Non vogliamo vivere in una Europa e in un
mondo ingiusto, violento, razzista e antidemocratico.

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#STATEOFSOLIDARITY

Lunedì, 14 Dicembre 2015 20:01

Abbiamo tutti e tutte un’altra scelta: dichiariamo lo stato di solidarietà e opponiamoci alla cultura della paura

Mentre uno stato dopo l’altro nel continente europeo dichiara lo stato di emergenza, attivisti di tutta Europa dichiarano lo stato di solidarietà #stateofsolidarity e si oppongono alla politica della paura.

Gli attacchi a Parigi e a Beirut, Bamako e Tunisi, gli avvenimenti a Bruxelles e i fantasmi della guerra che si aggirano nei media e nella politica in Europa servono a imporre nuove strette ai confini, ad approvare leggi che criminalizzano la disobbedienza civile e la protesta, a vietare mobilitazioni per il clima, e a legittimare pratiche istituzionali razziste. Un maligno bisturi politico minaccia non solo di dividere ancora di più società e umanità, ma anche di tagliare la sua capacità di resistenza.

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Il 17 novembre 2015 a Roma si è svolta una prima assemblea nazionale per lanciare un appello e una mobilitazione nazionale ed un piano d’azione delle organizzazioni sociali contro il terrorismo e la guerra, il razzismo e i predicatori d’odio.

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di Vittorio Agnoletto, pubblicato su FattoQuotidiano.Blog il 16 novembre 2015

Quanto accaduto a Parigi lascia senza parole, la tragedia è enorme e a pagare con la vita la ferocia dei terroristi sono vittime innocenti, uccise nel mucchio; poteva accadere a ciascuno di noi. Ed il futuro appare denso di paure, per tutti, anche in Europa.

Nessuno oggi ha una soluzione pronta da proporre; non ci sono vie d’uscita semplici. Provo quindi solo a condividere alcune riflessioni e ad esplicitare cosa, a mio parere, non dovremmo fare.
“Siamo in guerra” hanno titolato molti media, mostrando grande stupore; un annuncio che sembra annunciare una realtà a noi profondamente lontana. Ma se riusciamo a prenderci qualche minuto di riflessione, ci rendiamo conto di quanto quei titoli alla fine non comunichino altro che un dato di fatto, qualcosa che ormai da anni è oggettivamente una realtà.

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Invitiamo tutti a partecipare a un’assemblea nazionale  
Martedì 17 novembre, alle ore 15:00 al Centro Congressi Frentani,  Via di Porta Tiburtina 42, Roma guarda i video dell'assemblea

Esprimiamo profonda solidarietà alle vittime e ai familiari dell'attacco terroristico di Parigi. Ci stringiamo a tutta la popolazione francese per il dolore e il lutto che hanno subito, ma non scordiamo l'angoscia in cui sono quotidianamente immersi popoli come quello siriano, iracheno o nigeriano. Condanniamo nel modo più netto e deciso la follia distruttiva della violenza e del terrore che attraversa il Mediterraneo, l'Europa, il Medio Oriente e l'Africa.

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