La guerra è dentro le nostre società. E' dentro il nostro quotidiano. E' dentro il nostro modello di sviluppo. La nostra società si arricchisce con la produzione di armi che servono per fare le guerre che poi condanniamo e che vorremmo reprimere con nuove armi e nuove guerre. Una spirale che va fermata e sostituita con una diversa idea di società e di convivenza universale, fondata sugli stessi valori che oggi sono stati brutalmente attaccati in Francia: libertà, uguaglianza, fratellanza.
Proviamo rabbia e delusione per il fallimento delle istituzioni, nazionali e internazionali cui tutti noi abbiamo delegato la sicurezza, il rispetto dei diritti umani, che non hanno fatto leva su diplomazia e cooperazione per prevenire e gestire i conflitti .
Non vogliamo nuove spedizioni ed avventure militari.
Vogliamo costruire la pace e fermare la spirale di violenza e di follia umana con il diritto, le libertà, il dialogo, la solidarietà, la cooperazione, la giustizia sociale, il lavoro dignitoso, il rispetto dell'ambiente, la costruzione di una difesa comune europea, a partire dalla difesa civile non armata e nonviolenta con l'istituzione dei Corpi Civili Europei di Pace.
Non è più tempo di ipocrisie, di tolleranza e favoritismi politici, di deroghe ai principi fondanti della nostra società, di premiare gli interessi propri sottomettendo gli interessi universali, di giustificare le occupazioni, i regimi autoritari per non disturbare i mercati o il prezzo del petrolio.
Basta produrre e vendere armi per fare le guerre. Basta dire che non esiste alternativa alla guerra.
Il razzismo e i predicatori d’odio vanno fermati per impedire che la paura e la violenza dilaghino e che in nome della sicurezza siano demolite progressivamente le nostre libertà e le conquiste democratiche.
Va contrastata concretamente la deriva politico culturale che spinge l’Europa verso un ritorno al passato, dove erigere muri e indicare lo straniero, il migrante, il rifugiato, come nemico, serve per raccogliere consensi elettorali e distrarre l’opinione pubblica dai problemi interni.
L’islamofobia rischia di diventare un sentimento diffuso e di alzare dentro le nostre società muri invalicabili, producendo discriminazioni e divisioni. Spingendo una parte della popolazione, soprattutto le giovani generazioni, a ricercare identità e appartenenza tracciando confini invalicabili tra differenze religiose e culturali concepite come inconciliabili tra loro.
Bisogna fare presto per fermare questa follia umana, con gli strumenti che già abbiamo a disposizione: le armi del diritto e della democrazia. Per evitare che l’Europa, il pianeta intero e i suoi abitanti vengano travolti in una spirale distruttiva irreversibile, a partire dagli impegni che gli stati debbono assumere alla COP21 che si terrà proprio a Parigi, dal 30 novembre prossimo, vero banco di prova del cambiamento necessario ed indispensabile.
Abbiamo bisogno di fare società, tessere relazioni sociali, ricostruire spazi collettivi di confronto e di scambio culturale.
Questo è il nostro impegno per ricordare il sacrificio di chi ha perso la vita e i propri affetti a causa delle guerre che non ha voluto e della follia che non ha potuto fermare.
Per questo invitiamo tutte le organizzazioni sociali a organizzare a partire da domani iniziative, momenti di riflessione, assemblee nelle città, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei circoli, nelle sedi sindacali, nelle parrocchie per definire dal basso e a partire dai territori un piano di azione nazionale contro il terrorismo, le guerre e il razzismo.
ACLI, ANSPS, ANTIGONE, AOI, ARCHIVIO MEMORIE MIGRANTI, ARCI, ASGI, ASSOCIAZIONE PER LA PACE, AUSER,CGIL, CENTRO ASTALLI, CILD, CINEVAN, CIPSI, CNCA, COCIS, COMITATO NUOVI DESAPARECIDOS, FIOM CGIL, FORUM TERZO SETTORE, HABEISHA, LASCIATECIENTRARE, LEGAMBIENTE, LIBERA, LINK, LUNARIA, MOVIMENTO NONVIOLENTO, RETE DELLA CONOSCENZA, RETE DEGLI STUDENTI, RETE G2 SECONDE GENERAZIONI, SEI/UGL, SOS RAZZISMO ITALIA, UDS, UN PONTE PER, UDU