E’ il momento di prendere atto che non si può più continuare così, mettendo ogni volta una pezza a un’opera mangia soldi, sulle cui procedure indagano varie magistrature e che prosegue a spizzichi e bocconi senza più una credibile motivazione trasportistica , un definito programma di lavori e adeguati finanziamenti. Un’opera che ha già mangiato , dopo 9 Km, un finanziamento superiore di oltre 700 milioni di euro rispetto a quanto era stato previsto per l’intero percorso di 25 Km. Nemmeno le somme stanziate fino a Piazza Venezia sono spendibili, mancando tuttora la condizione rappresentata dal progetto definitivo in cui dovrebbe essere risolto il nodo problematico con l’archeologia. Difficilissima, quasi impossibile condizione. Oltre Piazza Venezia buio fitto. Buio fitto in senso proprio perché non saranno previste fermate per tutto il successivo attraversamento del centro storico.
Meraviglia che anche i sindacati si accontentino di un’occupazione fondamentalmente precaria, vista la situazione. Avranno i loro motivi ma la cosa è troppo seria per non chiedere anche a loro di puntare a un piano d’azione meno esposto a contraddizioni.. Quale sarebbe mettere subito mano a completare bene l’opera almeno fino a San Giovanni, risolvendo l’incrocio con le Ferrovie al Pigneto e con la metro A a San Giovanni. Affrontando poi il tema della riprogettazione della linea, in superficie o da San Giovanni o dal Colosseo.
Subito dunque è possibile una buona occupazione operando per realizzare quelle connessioni tra le linee che renderebbero più efficace l’attuale tratto Pantano San Giovanni : un utile passo per cominciare a mettere a sistema la rete su ferro esistente a Roma. Intanto, anche i prefetti e sub commissari di Roma potrebbero iniziare ad aprire un confronto serio con la città su ciò che va riprogettato in base a precise priorità, per alleviare la morsa soffocante della mobilità di Roma e del suo hinterland.