Necro-economia (1/2) In evidenza

Mercoledì, 16 Dicembre 2015 21:35

 

di Franco Berardi  "Bifo" pubblicato su Zeroviolenza.it il 15 dicembre 2015

Stiamo andando verso la terza guerra mondiale? Sì e no. La guerra è iniziata quindici anni fa e promette di accompagnarci per un lungo periodo e di distruggere quel che resta della civiltà moderna.
Nelle ultime settimane ha provocato una sospensione delle libertà civili in Francia senza alcuna opposizione, ha favorito l'affermazione del Front National, oltre all'inasprimento della xenofobia in tutto l'occidente.


Le politiche austeritarie imposte in Europa dalla finanza globale e dallo stato tedesco hanno preparato il terreno per l’affermazione della destra che è un elemento essenziale della precipitazione in corso.

Le origini della guerra si trovano nei duecento anni di impoverimento coloniale e di umiliazione della grande maggioranza della popolazione mondiale, e negli ultimi trent’anni di fanatica competizione neoliberista e particolarmente nella privatizzazione di ogni cosa, compresa la guerra. Il passato presenta il conto. Il pacifismo diviene irrilevante poiché le cause della guerra sembrano essere irreversibili.

La guerra è la nuova normalità: a ogni attacco armato, che provenga da islamisti o da suprematisti bianchi, da assassini improvvisati casuali, o da ben addestrati fondamentalisti, laddove l’acquisto di armi è legale come negli USA, la gente corre a comprare armi.

In questo modo le armi disponibili aumentano non soltanto negli arsenali delle potenze nazionali, ma anche nelle cucine e nelle sale da letto della famiglie normali. Michele Fiore, una deputata repubblicana di Las Vegas ha postato sul suo profilo Facebook degli auguri di Natale. A prima vista è come ogni altra cartolina di auguri: diverse generazioni di una famiglia con magliette rosse e jeans stanno in piedi davanti a un albero di Natale. Ma se si guarda meglio si vede che la signora Fiore, le sue figlie adulte i loro mariti e uno dei nipoti tengono in mano armi da fuoco di vario tipo.

Facciamo i conti con la privatizzazione della guerra che è una ovvia conseguenza della deregulation liberista. Lo stesso principio ha generato la Hulliburton e il Cartello di Sinaloa, Blackwater e Daesh. Il business della violenza (assassinio per denaro) è uno dei settori più importanti dell’economia globale.

Il narco-business è un pilastro dell’economia messicana, e in effetti il boss del Cartello di Sinaloa, Chapo Guzman è apparso nella classifica della rivista Fortune qualche anno fa come uno dei più ricchi uomini d’affari. Cosa c’è di strano? Dopo tutto è solamente un imprenditore neoliberale deregolato che si occupa di sequestri, traffico di droga e assassinio.
Il processo di esternalizzazione e privatizzazione sta provocando una guerra civile mondiale che si auto-alimenta.

Secondo Nicholas Kristoff  “In America negli ultimi quattro anni sono morte per colpi di arma da fuoco (compresi suicidi e incidenti) più persone di quante ne siano morte nelle guerre di Corea, Vietnam, Afghanistan e Iraq messe insieme.” (New York Times, 5 dicembre 2015)

Guerra civile frammentaria globale
Stiamo andando verso una guerra globale? Non esattamente. Non ci sarà nessuna dichiarazione di guerra, ma una proliferazione di innumerevoli zone di combattimento. Non ci sarà unificazione dei diversi fronti, ma micro-conflitti frammentati e improbabili alleanze prive di qualsiasi visione strategica generale.

Guerra mondiale non è la definizione giusta per la forma originale di apocalisse che siamo vivendo. Penso sia meglio definirla guerra civile frammentata globale.
I frammenti non convergono, perché la guerra è dovunque.

"Un potere distruttivo di crescente grandezza cade nelle mani di gruppi sempre più piccoli di esseri umani." (Ashton Carter, Segretaria alla Difesa US).

Nelle condizioni della privatizzazione della guerra nessun ordine geopolitico è immaginabile, e non si può perseguire nessuna ricomposizione delle tribù etno-religiose. Si tratta di un conflitto che non ha né inizio né fine, dato che la guerra è infinita, come nel 2001 l’ha definita il peggior criminale di tutti i tempi, il signor Bush che è entrato volentieri nella trappola tesa da Bin Laden. Dal Paradiso nel quale certamente dimora, il signor Bin Laden guarda l’emergere attuale del Califfato della Morte, e sorride: per il momento può rivendicare la vittoria dell’Armata di Allah.

I Repubblicani americani dicono che le stragi sono dovute a casi di malattia mentale. Hanno ragione in qualche modo, ma interpretano male il carattere e l’estensione di quella che definiscono malattia mentale. Non si tratta di una rara affezione di qualche marginale isolato, ma di una diffusa manifestazione del panico della depressione della precarietà e dell’umiliazione: queste sono le fonti della guerra civile frammentaria globale, e sono diffuse dovunque.

Fin quando non si cancellerà l’eredità del colonialismo, fin quando non si attenuerà la competizione frenetica, questa guerra che avvolge tutto è destinata a durare. La deregulation liberale ha dato forma a un regime mondiale di necro-economia: le prescrizioni etiche e le regolazioni legali sono state cancellate dalla legge di competizione. Fin dall’inizio la filosofia di Thatcher implicava la guerra come stato normale della relazione tra individui.

Hobbes e Darwin e Hayek hanno fornito gli strumenti concettuali della fine della civiltà sociale e della pace.
Lasciamo da parte le etichette religiose e ideologiche degli agenti terroristi, e guardiamo la loro vera natura.
Prendiamo il Cartello di Sinaloa e Daesh, confrontiamole con Blackwater e con Exxon Mobil. Vediamo che hanno molti tratti comuni piuttosto che differenti. Il loro scopo è estrarre il massimo di denaro dall’investimento nei prodotti più eccitanti dell’economia contemporanea: terrore, orrore e morte. Il necro-capitalismo è l’ordine economico emergente nel mondo.

Come corporation che investono denaro nel business finale, il Califfato come il Narco messicano pagano salari ai loro soldati, i necro-proletari.
Il Narco business impiega giovani di Monterrey Sinaloa e Vera Cruz. Il Califfato recluta giovani nei sobborghi di Londra e Cairo, Tunisi e Parigi, poi li addestra per sequestrare e uccidere a caso.

Daesh paga salari di 450 dollari, e rastrella denaro dai riscatti, dal petrolio e dalla tassazione imposta a milioni di Sunniti. Stanno producendo un Medio Evo post-moderno, che non è affatto uno scenario arretrato, anzi è l’anticipazione del futuro.

Unisciti all’Armata di Allah e troverai amici, calore e benessere. La Jihad è la migliore cura per la depressione.

Si tratta di un messaggio per psicolabili, gente che soffre di solitudine, che non sa trovare amicizia virile, appartenenza. Ma non è molto diverso dai messaggi che possiamo vedere ogni giorno nelle strade delle nostre città. Su un punto però il video di Dabiq è più diretto, quando si affronta la questione del suicidio. Tabù nell’ipocrita pubblicità di ogni giorno, il suicidio è centrale in questo video: 6.500 soldati dell’esercito americano si uccidono ogni anno secondo Dubiq. Gli americani muoiono nella disperazione, mentre i soldati di Allah aspirano a morire per incontrare le settanta vergini che le aspettano in paradiso pronte a fottere con i guerrieri.

* La seconda parte di questo articolo è stata pubblicata mercoledì 16 dicembre

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