Di fronte a una delibera che individua il patrimonio immobiliare come bene comune e preziosa risorsa per creare lavoro e servizi, la richiesta di assegnazione diretta a chi da anni porta avanti esperienze positive di autogestione è diventata la motivazione pretestuosa per nascondere il conflitto politico di fondo.
Accanto a questa, l’unico altro elemento affrontato nella discussione è stato il tema della proprietà privata, difesa strenuamente come bene intoccabile, dimenticando completamente gli art. 42 e 43 della Costituzione che “A fini di utilità generale – si legge – può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali”.
Questi i punti su cui il Pd e il Centrodestra hanno votato compatti facendo perdere alla città un’altra chance per cambiare pagina e promuovere l’unico antidoto alla corruzione e alla degenerazioni di Mafia Capitale: la partecipazione attiva dei cittadini e delle cittadine.