Ginsborg: "Democrazia minacciata ma possiamo ancora fare qualcosa"

Martedì, 03 Marzo 2015 08:30

Paul Ginsborg

di Massimo Vanni pubblicato su Repubblica.it il 26 febbraio 2015

Lo storico: "Da una parte incombe una minaccia esterna, perché i partiti razzisti e anti-democratici stanno crescendo a velocità impressionante. Dall'altra la minaccia interna di una democrazia impreparata e screditata, non solo in Italia, e di un numero crescente di persone pronte a posizioni estremiste"

 

"LA DEMOCRAZIA minacciata". È il titolo, un po' inquietante, del convegno promosso per questo fine settimana a Firenze da 'Libertà e Giustizia'. Si apre domani alle 15.30 all'Auditorium di Sant'Apollonia (via S. Gallo 25a) con Gustavo Zagrebelsky, Barbara Spinelli e Stefano Rodotà. Continua sabato alle 9.30 all'Aula Battilani (Via S. Reparata 27r), un tempo sede della 'rivolta dei Ciompi', con Nando Dalla Chiesa, Marco Travaglio, Sandra Bonsanti e, tra gli altri, anche lo storico Paul Ginsborg.

Professor Ginsborg, anche la nostra democrazia rischia grosso?
"Credo di sì. Da una parte incombe una minaccia esterna, perché i partiti razzisti e anti-democratici stanno crescendo a velocità impressionante. Dall'altra la minaccia interna di una democrazia impreparata e screditata, non solo in Italia, e di un numero crescente di persone pronte a posizioni estremiste".

Una degenerazioni inevitabile?

"Penso che possiamo fare qualcosa. Anche il nostro convegno è un segnale della volontà che c'è a favore di riforme migliorative della democrazia rappresentativa".

Un segnale inviato a chi?
"A tutti quelli che non trovano uno sbocco politico soddisfacente se non l'astensione dal voto. In questi anni i ceti medi hanno visto il loro tenore di vita declinare, gli insegnanti, le istituzioni scolastiche lasciate a se stesse...".

Lei è l'inventore di una definizione entrata ormai nel lessico politico: ma il 'ceto medio riflessivo' c'è ancora?
"Eccome, possiamo trovarlo tra gli insegnanti, gli impiegati pubblici, perfino tra i piccoli imprenditori che in questi anni hanno sofferto. Tutti questi hanno quello che si può chiamare una riflessività amara, si sentono oggi disorientati".

Su Repubblica Zagrebelsky parla di una politica prigioniera del presente, senza profondità.
"Ha ragione, tanto più oggi c'è bisogno di una politica capace di andare oltre l'immediato".

Come storico, quando daterebbe l'inizio del degrado della nostra democrazia?
"Lo daterei nel 1945-1948. Una delle cose più belle fu la Costituzione, ma dai verbali dei primi Consigli dei ministri si avverte l'assenza di qualsiasi discussione sulla riforma della pubblica amministrazione. Senza una burocrazia a servizio dei cittadini non c'è democrazia. Per non parlare del tema della famiglia: viene servito su un piatto d'argento alla Dc mentre il Pci fa il primo convegno sulla famiglia nel '64".

Balziamo all'attualità: il governo Renzi ha qualche responsabilità sullo stato della democrazia?
"L'Italia ha un tallone d'Achille, la ricerca e il desiderio dell'uomo forte: l'Italia ha dato al resto dell'Europa il fascismo come modello. Con Berlusconi la spinta all'autoritarismo ritorna e Renzi segue in questa tradizione. Penso alla Boldrini quando indica il pericolo dell'uomo solo al comando. Lo dice da dentro le istituzioni e noi dobbiamo essere preoccupati da fuori. I risultati del renzismo sulle riforme sono sbalorditivi".

Sbalorditivi in che senso?
"C'è una scelta di campo che non ha molto a che fare con le posizioni della sinistra: la questione dei beni pubblici, la difesa del territorio, l'atteggiamento verso la cultura: si annunciano riforme mentre cadono a pezzi le strutture. Quando vedo la Biblioteca Nazionale lasciata senza risorse, quando vedo che ci piove dentro, mi domando quale governo democratico con un po' di senso può permettere queste cose".

Lei parla spesso di 'servilismo dell'informazione'.
"È questione di 'ownership', di proprietà: la concentrazione dei media in poche mani. Mondadori che acquista Rcs dovrebbe preoccuparci tutti".

Al convegno parlerà di democrazia, passioni, famiglia.

"Come si fa ad essere cittadini democratici? Oltre alla sfera della politica c'è quella familiare. Ci sono le passioni. Come possiamo distinguerle? Che ruolo possono giocare?"

Quale obiettivo vi proponete con il convegno?
"Speriamo che porti ad una mobilitazione più generale. La società civile è un fiume carsico, dobbiamo far di tutto per farlo emergere. Questo è il nostro ruolo".

 

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