Sinistra in Toscana. Con una sola lista unitaria in aperta concorrenza al renzianissimo Pd locale. Con l’obiettivo di passare più che agevolmente il quorum del 5%, ed entrare nella futura assemblea regionale di soli 40 consiglieri con un numero di eletti sufficiente per dare battaglia politica contro un’azione di governo sempre più allineata alle direttive nazionali. La decisione, che assicura tre mesi di tempo a una campagna elettorale appassionante, è stata presa insieme da Sel e dai comitati dell’Altra Europa, Rifondazione comunista e numerose liste di cittadinanza, Pcdi e Sinistra Anticapitalista. Insieme: «In alternativa all’austerity e alle politiche liberiste, per un’Europa e una Toscana dei diritti di tutti e dei beni comuni».
La riunione finale, quasi un segno del destino, si è svolta all’indomani della (s)vendita di Ansaldo Breda, fabbrica simbolo di Pistoia e per l’intera industria toscana. Una cessione che, secondo i non pochi critici, darà il via a una progressiva perdita delle capacità progettuali e di ricerca, in ambito ferroviario e ferrotramviario, che sono vanto dello stabilimento di via Ciliegiole. A riprova, alla benedizione dei vertici del Pd toscano hanno fatto da contraltare le richieste della Rsu di conoscere al più presto, dai nuovi padroni di Hitachi, i piani industriali.
Mentre il sostanziale silenzio della Cgil Toscana, a fronte delle critiche di Corso Italia, dà il segno di quanto le elezioni di maggio siano già banco di prova anche nel più grande sindacato della regione.
Se il lavoro è al primo posto nelle preoccupazioni e nel disegno alternativo delle forze politiche, associative e di base che hanno dato vita al polo unitario di sinistra, la natura e le caratteristiche dei movimenti sociali toscani aprono la strada a una campagna elettorale a 360 gradi. Dall’acqua che resta semiprivata e forse in vendita alle grandi opere sempre più contestate (Tav sotto Firenze, aeroporto Vespucci, Autotirrenica), dallo sfruttamento delle risorse naturali (marmo, geotermia) a una sanità sempre più sussidiarizzata verso il privato, per finire con il governo di un territorio sempre più a rischio idrogeologico, non mancano certo argomenti, competenze e idee, in un rassemblement che unisce i comitati locali e le loro reti ambientaliste alle realtà di cittadinanza già operanti in gran parte della Toscana: da Siena a Prato, dall’Empolese Valdelsa a Pisa, fino a Firenze.
Per parte loro, le forze partitiche organizzate come Sel e Rifondazione comunista sono già rodate dall’esperienza comune con l’Altra Europa per Tsipras. I cui comitati toscani hanno fatto da lievito a un’operazione politica che vedrà come candidato presidente regionale uno storico attivista dei movimenti sociali, il fiorentino Tommaso Fattori di Transform!. Scelto per la sua storia Forum sociali europei e mondiali, Movimenti per l’acqua pubblica, apprezzata candidatura nella Sinistra Europea e per l’esperienza del lavoro in rete maturata in vent’anni di lavoro di base.