Siamo, da qualche decennio, con questo modello di globalizzazione imposto, immmersi totalmente nella Democrazia tradita ed all’interno di una economia truccata. La confliggenza è palese. Le regole (tutte o quasi) sono prodotte su misura per la minoranza dei potenti e per garantire - ai propri cortigiani- qualche prebenda anche dal punto di vista delle possibili responsabiltà penali. Per semplificare ad esempio in Europa la linea Sovranista degli Stati (quello che chiamano egoismo nazionale) corrisponde nel modo più facile all’impegno di comprimere la democrazia.
Si è realizzato un velenoso connubio di trasposizione che sposta tutte le decisioni dalla oggettività delle soluzioni alle soggettività delle parti in campo, tese a spartirsi le spoglie di quel che rimane. Forse, e in qualche modo è una delle tante facce di un approccio, ormai endemico e culturalmente introiettato, di predare su tutto, e del perché la legislazione (in modo unanime) si ingegni a preservare o aumentare ogni privilegio alle oligarchie presenti: irresponsabilità degli amministratori, leggi a valanga per impedire un controllo semplice e trasparente ai cittadini, scelte tutte a vantaggio dell’accentramento della ricchezza in mano di pochi, precarizzazione dei modelli lavorativi e della stessa esistenza di vita
Insomma un Sistema economico imposto al pianeta e su scala mondiale a tutti i paesi, che mostra pericolosità e fallimenti ma che nella pervicace volontà a preservarlo sta raggiungendo livelli si estrema pericolosità, con rischio di guerra planetaria.
Non c'è alcun dubbio che nella prova elettorale per Roma (ma non solo) queste e altre ulteriori vicende paiono intrecciarsi. La circostanza già grave, anche alla luce del ceto politico nostrano di cui " si dispone" non depone del tutto favorevolmente. Localmente si agisce su un terreno, seppure a dimensione di cortile, non ancora prosciugato dal sistema di paludi nel quale la citta' Capitale è stata fatta precipitare.
Per la nuova Sinistra la sfida si presenta davvero ardua. La prova che deve affrontare è davvero enorme. Semplifico: un banco di prova per cogliere congiuntamente due risultati. Il primo, audace e necessario.
Il riuscire ad accompagnare il processo, timidamente avviato, che dovrà consentire di realizzare un nuovo soggetto politico nazionale. La nuova Sinistra Italiana.
Il secondo proporre un programma e una squadra capace per riportare Roma ad assolvere al ruolo che gli compete di grande Capitale europea. Questo comporta davvero la esigenza continua di far leva su di una cultura glocal, del ragionare in grande anche quando si agisce in un contesto locale.
Elenco alcune esigenze cercando di meglio definire il concetto di discontinuità di cui spesso si fa argomento programmatico:
a) mettere alle spalle pratiche, non ancora cancellate, figlie della cultura del minoritarismo che veniva esplicitato, non di rado, con iniziative confuse, sempre tese alla difesa dei particulari piuttosto che in interessi generali o progetti;
b) mettere alle spalle una sorta di trascinamento inerziale che ha utilizzato le categorie del pensiero di sinistra per esaminare gli argomenti di oggi con strumenti di analisi a dir poco superati. E’ semplificando la frase che da qualche anno vado affermando, del “guardare al futuro voltandogli le spalle”.
c) una originale organizzazione della forma partito, del tutto diversa della idea 800/noveventesca della struttura gerarchica da caserma. Coniugare trasparenza, democrazia, qualità delle decisioni attraverso la partecipazione estesa e consapevole, che fa seguito ad un radicamento forte e impegnato nei territori.
d) una idea della qualità della Rappresentanza istituzionale non sostitutiva della partecipazione dei cittadini, con riguardo particolare a tutti quegli interessi che derivano dalla diretta titolarità dei beni comuni (le proprietà di tutti) e a forme di eguaglianza, nei diritti soggettivi e oggettivi (a partire dal lavoro);
e) un rapporto con l'economia che sia comprensivo delle qualità indispensabili per la difesa dei cittadini, del loro benessere. Ancora, un po’ semplificando, considerare l’assurdo paradosso del possedere una conoscenza e una capacità tecnologica, mai precedentemente possedute nella storia dell’umanità, e tanto male utilizzate che invece che garantire la diffusione del benessere e la liberazione dalla condizione del lavoro-uomo-merce- ci si spinge a “produrre” miliardi di persone in sottosviluppo, a creare condizioni di migrazioni epocali, a togliere e cancellare diritti e democrazia. Per il nostro paese e per l’area geoeconomica europea questo significherebbe affrontare gli orari di lavoro (la produttività a vantaggio della diminuzione del tempo di lavoro e per l’aumento dell’occupazione), un rapporto diverso per il rispetto del pianeta (basta consumo di suolo), una priorità sociale del ruolo della impresa rispetto all’interesse privato (chi delocalizza perde la proprietà di cosa lascia).
f) probabilmente, in forme possibili questo deve prefigurare in alcuni casi un reddito di cittadinanza e il rispetto egualitario del trattamento dei minorenni (siamo al caso che bambini figli di non occupati che non percepiscono nemmeno gli assegni famigliari)
g) far tornare al loro ruolo i sistemi bancari che debbono dipendere dalla politica ovvero dalle scelte dei popoli piuttosto che imporre agli stessi assurdi meccanismi di mercato che prevedeno ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri e in tumultuoso aumento. Siamo, pure in forme storicamente del tutto diverse diverse, al ritorno all’ottocento e alla teoria economica neo Malthuisiana.
Insomma un nuovo approccio, culturale e teorico per una nuova economia del XXI secolo.
Per Roma, in particolare, la discontinuità probabilmente è di più facile argomentazione. Accenno solo alla sua organizzazione Istituzionale: no sovrapposizioni ridicole tra Area Metropolitana e funzioni di Roma Capitale, ruolo diverso dei Municipi trasformati in comuni, funzioni riconosciute alla partecipazione dei cittadini (Consigli di Quartiere, Associazionismo impegnato). E ancora alla profonda nuova qualità di tutti i servizi: a partire dalla mobilità, al turismo, ad un ruolo alla agricoltura, alle ricchezze (eccezionali) della nostra archeologia.
Particolare attenzione merita una attenta soluzione il ripianamento dell’enorme debito accumulato negli anni trascorsi. E’ un macigno sulla strada della riqualificazione della città e che va affrontato con decisione ed enorme equilibrio, non tralasciando un ruolo propositivo, per alcuni anni, che deve essere assolto dalle Istituzioni tutte e dalla imprenditoria privata, che attraverso il suo superamento ne trarrebbe vantaggio.
Ovviamente l’elenco dei mali di Roma e dei suoi disservizi è più lungo, ma tutti li conosciamo e spesso li soffriamo. Ricordo solo la esigenza di un salto culturale nell’approccio della loro fornitura. Un approccio rispettoso e di completo spirito servizio pure da parte della burocrazia amministrativa, all’occorrenza, accompagnato con il giusto rigore che meritano eventuali comportamenti estranei (corruzione. clientelismo, mancata trasparenza e tempi lunghi nelle procedure).
Per aprire una nuova stagione nel Governo di Roma, per partire da una nuova primavera, va detto che all’interno di questo ambizioso progetto deve essere presente, sempre e in grande copiosità, la generosità. Tutti i candidati ne devono dare evidente prova.
Personalmente considero una delle componenti fondamentali della discontinuità pure la formazione di più liste. Mi riferisco ovviamente, spero di sbagliare, ai rischi che possono derivare da una eccessiva personalizzazione, anche giustificata dalla ignobile scelta notarile effettuata per interromprere la consigliatura.
A mio parere questo dovrebbe garantire una vera allenza tra le forze della legalità e le forze che forse, pure un po’ profetiche, operano per costruire il domani per il paese. Ovvero un approccio che consideri le elezioni amministrative anche un trampolino per la nuova Sinistra che sarà. Una sfida e uno sforzo complesso, generoso, che percorre vie inesplorate nella ricerca della sua innnovazione sul piano teorico, politico, di inserimento di caratteri propri autonomi e originali del socialismo del 21 secolo.
Ancora più semplificando immagino due liste, Una con presenza di esponenti provenienti dalla politica ma composta anche, in gran numero, da membri della società civile (quindi no a liste arcobaleno che sommano pezzetti di antico minoritarismo) e una altra lista che rappresenti, vigorosamente, posizioni democratiche fortemente radicate e indignate dello scempio che si è fatto di Roma.
Quella presenza forte a Roma che è stata tacitata. Gli “anticorpi” che pure ci sono ma che hanno subito, per tanti motivi. Non ultimo il comportamento, spesso supino, di una stampa che non sempre svolge adeguatamente un servizio a favore dell’informazione cittadina.
Per questi motivi sarebbero incomprensibili divisioni a Sinistra per insoddisfazioni personali che verrebbero lette come desiderio di rivalsa personale. Forme si singolare populismo che non possono allignare a Sinistra.
Un unico Candidato e una forte unitaria squadra, di qualità, che dialoga con tutta la città, che si propone di far diventare la periferia uno spazio della città unita e non “anelli” di degrado con cui alimentare la non politica praticata nei decenni passati.
Tuttavia anche a queste personalità che si mettono generosamente a disposizione e verso i quali mostriamo tanto rispetto e simpatia, dovremo far ricorso nel proseguio della nostra attività che dovrà avere anche il compito di una riflessione sul come e sul perché dei mali di Roma. Per guarire e non ricadere.
* Spedito dall’autore, con iPhone, dall’ospedale dove è ricoverato per accertamenti.
La Redazione unita gli esprime i più fraterni e affettuosi auguri di pronta guarigione.