Oggi, dopo 13 anni da quella dura battaglia vinta, tra l'altro, dal sindacato la Cgil è di nuovo in piazza contro il governo che ha cancellato l'articolo 18 e che smantellando la politica economica e del lavoro, con la differenza che questa volta a guidare il governo è il segretario del PD.
La CGIL, quindi, per la prima volta si scontra duramente con un governo guidato da un premier del PD, ed è la prima volta che il PD non appoggia e non partecipa ad uno sciopero indetto dalla Cgil. I militanti, i quadri e dirigenti dal PCI al PDS, dal DS al PD hanno sempre avuto in tasca, oltre la tessera del partito, quella della CGIL e non è mai successo che non avessero partecipato a scioperi generali o a qualsiasi altra battaglia in difesa dei diritti dei lavoratori.
Per la prima volta questo non è successo.
Alla manifestazione nazionale del 25 ottobre che ha riportato un milione di lavoratori a piazza S.Giovanni, la presenza di alcuni esponenti della minoranza del PD, era stata motivo di accese polemiche all'interno dello stesso partito. Il 12 dicembre l'assenza del PD nei cortei delle varie piazze d'Italia ha certificato la scissione del partito dal sindacato, dalla Cgil e dai lavoratori che da esso si sentono rappresentati.
Chi scrive ha avuto in passato forti polemiche con la Cgil perchè troppo consociativa negli ultimi 25 anni, ma non ha mai smesso di considerarla un pezzo importante della democrazia di questo paese e oggi che l'attacco delle forze liberiste e padronali, guidate dal governo Renzi è diretto al sindacato, è naturale sostenerlo non solo per difendere lo statuto dei lavoratori ma la posta in gioco è più alta: è la difesa della Democrazia.